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sabato 15 febbraio 2014

Demografia geopolitica e misfatti al cioccolato.

 
(Mario Boccia, l'agente)


Dati proiettati su una parete


Dall'anagrafe della popolazione residente in Italia.

Maschi 27.900.000 Femmine 29.600.000  Totale 57.500.000
Stima anno prossimo
Maschi 28.500.000 Femmine 29.700.000  Totale 58.200.000

Distribuzione di età
 0-14 anni: 13,6% (maschi  4.150.000/femmine  3.850.000)
15-64 anni: 66,3% (maschi 19.500.000/femmine 19.000.000)
 > 65 anni: 20%   (maschi  4.850.000/femmine  6.850.000)

Tasso di crescita
-0,019%
Tasso di natalità
8,36 nascite/1.000 popolazione
Tasso di mortalità
10,61 morti/1.000 popolazione

Distribuzione del sesso
alla nascita: 1,07 maschi/femmine
sotto 15 anni anni: 1,06 maschi/femmine
15-64 anni: 1,03 maschi/femmine
65 anni ed eccedenza: 0,72 maschi/femmine
popolazione totale: 0,96 maschi/femmine

 

Lette le cifre Mario Boccia iniziò ad esporre il senso di quei dati alle quattro facce accigliate ed impenetrabili che lo avevano fin lì seguito senza mostrare particolare entusiasmo.
Esordì con piglio sbrigativo.
"Non ci vuole molto a notare il dato che balza agli occhi con evidenza. Le femmine sono più numerose degli uomini e non perchè ne nascono di più ma per il semplice motivo che crepano più tardi. I dati e le stime dicono questo, rispettabili signori." Fece una pausa durante la quale allentò il nodo della cravatta e si accese una sigaretta.
"I momenti speciali di un mercato seguono particolari confluenze di ordine non soltanto economico quanto psicologico, e uomini pratici e di mondo come voi capiranno quali circostanze vantaggiose si concentrano a favore dell'affare che stiamo per concludere.
Seguiamo queste signore longeve. Cominciamo a considerarle come le considera il mercato, circoscrivendo l'obbiettivo: le vecchie, quelle che campano a lungo, ci interessano se hanno una certa liquidità, accantonata dal marito defunto di cui si son viste girare pure la pensione, oltre alla liquidazione di un rapporto da schiavo e che così riescono a prolungare la loro esistenza in classe media. Si tratta di una significativa percentuale che aumenta inesorabilmente. 
Generalizzo, ripeto, ma non è affatto remota la probabilità che fra le donne di questa condizione sociale e fascia d'età ce ne sia una che tira avanti a tempo indeterminato, dedita agli psicofarmaci, impedita dai malanni e terrorizzata dalle notizie di cronaca, incarognita dal sospetto di aver vissuto una vita senza senso e la cui emotività viene sufficientemente appagata dalla trasmissione del gioco dei pacchi in TV. 
Una insomma la cui giornata non è molto diversa da quella delle piante del suo appartamento, che come lei, consumano poco. Non bastano le sigarette a fargli gettare inutilmente denaro. Per fortuna, a meno di seri guai polmonari, le vecchie vedove fumano eccome, molto più che in gioventù, ma non basta. Il mercato non rinuncia tanto facilmente ai soldi delle vecchie immortali solo perchè relegate anticipatamente nel sarcofago. Occorre qualcosa che attragga queste mummie verso un ulteriore consumo superfluo. Devono assumere un piacevole vizio."

I quattro ascoltatori continuavano a guardarlo impassibili. Uno di loro si accese un sigaro che costava quanto un buon paio di scarpe.
"Certo - continuò il relatore accentuando il tono di chi sta facendo una concessione - ci stanno pure le vecchie benemerite e pimpanti che se ne vanno in giro razzolando per boutiques parrucchieri e ristoranti, fanno regali ai nipoti, vacanze al mare e vanno pure al corso di mambo. Che possano vivere in eterno! Contribuiscono a far girare l'economia. Anche se per me le migliori restano sempre quelle che depositano i soldi direttamente nelle casse amiche di sisal e lottomatica, di slot machine e gratta e vinci. Purtroppo un gran numero di vedove che hanno battuto con facilità gli ottanta e sfidano il secolo se ne sta a casa e non ha più nessun tipo di rapporto sociale. Devota, cattolica, fisicamente e psicologicamente stanca, molto spesso impasticcata, se ne sta in casa tutta la giornata a guardare la tv o a sonnecchiare.

Queste vecchie il gruzzolo in banca non lo toccano, per fortuna, ma l'ordinaria erosione è un procedimento troppo lento per portarglielo via con i tempi che corrono. Hanno una pensione decente, la casa di proprietà e non spendono più in nessun circuito, se non in quello farmaceutico/alimentare. Qualcosa riescono a fregarselo le opere pie e gli orfanelli sparsi sul pianeta con i loro opuscoli e fottuti bollettini postali. L'unico consumo inarrestabile che riesce a tentare le vecchie, ancor più se fumatrici, sapete qual'è? il Cioccolato. Intendiamoci, stiamo parlando delle vecchie perbeniste della classe media. Le vecchie plebee non hanno mai avuto problemi a trovare consolazione ad una vita vuota grazie ad un cicchetto ogni tanto. La persona golosa di cioccolato non è socialmente riprovevole quanto la vecchia che si sbronza. I produttori di superalcolici stimano una aspettativa di vita media dei loro clienti più affezionati sicuramente più bassa di quella di una persona col debole per i cioccolatini, e pertanto per loro l'ultra ottantenne o novantenne non viene nemmeno considerato come target. Le industrie dolciarie invece possono contare su un mercato duro a morire, come mostra la tabella. Non avete idea della quantità di cioccolata che una donna è capace di sbafarsi a partire dalla menopausa. Il quantitativo consumato aumenta anno per anno e raggiunge valori altissimi che poi si impennano ulteriormente con la vedovanza. Le vecchie golose in realtà amerebbero anche nocciole, torroncini, e amaretti, ma queste cose richiedono una dentatura robusta, mentre il cioccolato si succhia e quindi per le sdentate è l'unico sfizio praticabile."

E non è tutto. Ciò che non tutti sanno è che c'è una strategia di marketing che associa il cioccolato a simbolo di una concessione consolatoria positiva, che non fa male a nessuno e piace a tutti, una trasgressione che merita tolleranza, come i bucchini, che ne puoi fare quanti vuoi sin da bimba e rimanere vergine, come i gay, che lo prendono in culo ma non fanno male a nessuno, che invita alla solidarietà, e che riscalda il cuore di quelli che si fanno chiamare progressisti o democratici. Le donne di sinistra ne sono catturate come dalle coccole e noi maschi dalle zoccole. Le vecchie vedove pensionate e le zitelle poco attraenti di qualunque idea altrettanto. La verità è che la sinistra è riuscita a coniugare l'utilità commerciale con la propaganda politica. Non si dice più buono come il pane. Un vero democratico è buono come un pezzo di cioccolato e se pure esageri a ciucciartelo non ti fa male e puoi goderne anche senza usare i denti. Queste sono ormai le idee che circolano nelle menti malate di cui le vedovazze mummificate rappresentano una parte consolidata."
A questo punto il tono di Boccia da discorsivo confidenziale ritornò ufficiale prima di concludere: "Per questi motivi il controllo esclusivo della produzione di cacao della Costa d'Avorio e del Ghana non mi sembra una contropartita trascurabile."

Vi fu qualche secondo di silenzio. Prese la parola Cosimo Feroce, quello che fumava il sigaro.
"Abbiamo capito: il cioccolato crea dipendenza alle femmine astemie e insoddisfatte come una droga e il suo consumo è sponsorizzato politicamente. Lo sai bene pure tu, Nicò. E non è un mistero che la Signora te lo zuca con molto più gusto se prima te lo ha messo a mollo nella cioccolata càvera."
Il manager valutò queste parole come un modo per dire che la relazione era stata esaustiva e vagliata col dovuto interesse e quindi che ci si poteva mettere d'accordo.

Nicola Schiavone sorrise alla battuta. I fratelli Lanza, Gaetano e Carmine, si scompisciarono. Don Cosimo talmente compiaciuto del proprio umorismo irresistibile, in un accesso di riso e tosse scatarrò e sputò sul prato all'inglese. Si lisciò i baffi. Poi aggiunse, ancora divertito: "Mi piace questo affare, Boccia. Hai fatto bene ad informarci che i comunisti stanno dalla parte nostra. E magari in mezzo a tutte quelle belle idee che alle donne piacciono come i gianduiotti, anche se non lo hai detto, lo so che ci stanno pure Fazio, Bibberò, Lilli Grubèr e addirittura chillu pescemmano e Saviano. Simm' viecchie e ce cacamm sott, perciò visto che di pesce non se ne parla... Filumè pigliame nu poco lo scatolo dei cioccolattini mentre spiramm dint'o tinell, annanz alla televisione. Mi piace. E' un mercato facile. Però cacao e cioccolato non sono la stessa cosa. E chi si fotte i profitti grossi sono quelli che fanno i cioccolattini, mica quelli che si prendono il cacao dai selvaggi."

Mario Boccia scosse il capo poi si avvicinò al tavolo addossato alla parete dove aveva proiettato i dati dal tablet al di sotto della quale, su una cassapanca, c'era un vassoio di cioccolatini. Me prese uno, lo scartocciò e se lo mise in bocca. "Giusto - disse succhiando - ma pure la coca NON è la cocaina come il cemento NON è il calcestruzzo. Anche in questi casi il business rende assai a prodotto finito. Quello che è importante è dominare il mercato della materia prima. Quelli che voi chiamate i selvaggi in realtà sono schiavi. Mano d'opera gratis. Costi inesistenti. Mentre voi invece li pompate a nero e noi ve li facciamo riconoscere legalmente. Detrazioni fiscali. Commercio equo e solidale. Vi accoglieranno come benefattori. Abbiamo in mano uno che fa il missionario in Ghana. Terminale di milioni in beneficienza rastrellati alle vecchie. Valuta riciclabile e benedetta.
I campi di coca non potreste mai averli. Quelli di cacao invece ve li stanno offrendo. Che ve ne fotte se il cioccolato lo fanno gli svizzeri o i francesi o gli olandesi? Qua si parla di monopolio di una materia prima pregiata, esotica."

"Monopolio. Che parolona. Qua io ci vedo una concessione di sfruttamento esclusivo, magari rinnovabile. E nemmeno a tempo indeterminato. L'Africa è lontana, è pericolosa, nun se capiscene e llingue e perciò ti puoi fare capire solo con le mazzate. Ma questo non si deve sapere perchè noi siamo i benefattori. Insomma, per quanto tempo ci puoi stare impegnato? E allora dico, se si tratta di fare beneficienza fatecela fare beneficienza pure in Nigeria e Camerun e siamo in affari. C'è altro da aggiungere?" concluse Don Cosimo. Carmine, il più giovane e crudele dei Lanza prese la parola.  "Gli svizzeri me stanno 'ncopp'o cazzo. Per non parlare dei comunisti e dei ricchioni. Perciò per fargli sto piacere voglio pure un centravanti dal Camerun e n'atu paro e jucature nire." Puntò indice diamantato verso l'alto e gli occhi di catrame sui presenti.
"A skuadra adda saglì!" sentenziò scandendo le parole con tono che non ammetteva repliche. Poi baciò un medaglione d'oro che portava al collo.

Che cazzo significa gli svizzeri ti stanno sul cazzo? e per fortuna che E'Too si è già sistemato al Chelsea... pensò Boccia in un attimo. Restò qualche secondo in silenzio e poi sollevando un sopracciglio con un sospiro promise: "Non sarà una cosa facile facile, ma ci lavorerò".
Secondo le regole al Klan spettava l'ultima parola, per cui dopo aver usato quell'espressione di gergo professionale ma comunque non priva di un messaggio sospensivo, Boccia rimase in silenziosa attesa delle loro conclusioni. Feroce lo guardò,  e poi giovialmente: "Per questo ci stanno quei manager bravi come te quando qualcosa non è proprio facile facile" - strizzò l'occhiolino - "e in fondo non vale la pena farla diventare difficile perchè nun se trova a 'na scigna nera capace di fare gol."
"L'affare mi convince pure a me: 'a ciucculata me piace, e a mia moglie pure." ammise Nicola con una risata.
"Ti sei dimenticato di dire: Soprattutto se è modellata a forma di pesce di centravanti, compà!" ci tenne a precisare solennemente Gaetano 'o Ciuccigno.

A quella insinuazione sui gusti della signora Schiavone risate sonore e minacce scherzose ma orribilmente truculente riecheggiarono sotto al porticato attraverso il quale i boss si avviarono all'interno della villa. L'autista di Don Cosimo riaccompagnò il manager all'aeroporto militare di Grazzanise da dove sarebbe volato in Toscana.

Calciatori africani. Marcianise in serie B. In competizione coi mafiosi russi in quanto a calcio e ferocia. Ma questo poteva anche essere utile. Come se fosse stata il calcio la questione principale. Feroce aveva finto di raccomandarsi per il centravanti proprio per far capire che l'allargamento degli interessi su Nigeria e Camerun era fuori discussione. Nigeria e Camerun (in aggiunta a Ghana e Costa d'Avorio) raddoppiando la posta con la stessa naturalezza come se avesse preteso una piazza di droga o un centro commerciale lungo l'asse mediano. L'Africa lontana e pericolosa dove chi arriva da fuori non si fa capire con la lingua ma con le mazzate, se qualcosa va storta. Giusto, le cose devono andare storte, almeno in una fase del piano, le mazzate ci saranno, puoi giurarci. Altrimenti ci saremmo serviti di una di una di quelle agenzie organizzatrici di eventi very cool e non del Klan.
Quella volpe di Feroce, quei carnefici dei fratelli Lanza e quel degenerato di don Nicolino e la sua consorte, nonché rinomata succhiacazzi ed eminenza grigia, avevano capito che la loro partecipazione all'operazione era di importanza decisiva e che il Klan si sarebbe trovato coinvolto in uno sporco lavoro ben più criminoso e strategico della losca acquisizione di una materia prima e del suo spregiudicato controllo. Solo così si poteva spiegare il loro spudorato rilancio: erano informati che l'operazione era molto grossa, ma non potevano certo immaginare che il piano era quello di creare scenari di scontri manipolati e mediaticamente ben rappresentati, sulla pretesa rivendicazione del diritto di disperati sulle risorse naturali del paese e con il fine ultimo di occupare mezzo continente e trasformarlo in una discarica non di rifiuti ma di titoli tossici prima ed infine di tutta la montagna di carta straccia che ancora per poco sarebbe stato usato col nome di dollaro. No, questo il Klan proprio non poteva saperlo. Vuoi vedere che la cosa più difficile sarà trovare il centravanti? Questo fu l'ultimo pensiero che Boccia memorizzò mentre l'aereo si staccava da terra, poi si assopì.


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